In questo articolo, andremo a trattare un tema più attuale che mai: i fondi pensione.
In particolare ti parlerò dei fondi pensione chiusi (di categoria o negoziali), poco pubblicizzati ma che possono fare davvero la differenza in ottica di pianificazione pensionistica.
Prima di tutto è importante sapere che il nostro sistema pensionistico pubblico non è sostenibile ormai da anni.
Alla base di questo c’è il suo funzionamento che prevede che chi lavora paghi di fatto le pensioni a chi sta godendo del meritato riposo.
Il meccanismo dipende da troppe variabili:
- aumento aspettativa di vita;
- variazione dell’età pensionabile;
- aumento della disoccupazione.
Capirai bene che queste variabili incidono notevolmente sull’intero sistema pensionistico ed è per questo che più il tempo passa, più si va in pensione tardi e più l’assegno diventa povero.
Come puoi vedere dal grafico sotto, il ricorso alla previdenza integrativa è in progressivo aumento; aumento che, per quanto riguarda la contribuzione volontaria, verte ancora verso i fondi proposti dai diversi promotori che consigliano quello della “casa”.
Se hai bisogno di sapere di più sulla TUA situazione previdenziale, quando e con quanto andrai in pensione e come puoi integrare il tuo assegno pensionistico, con Athena SCF puoi prenotare una Consulenza previdenziale indipendente personalizzata.
Indice dei contenuti
TIPOLOGIE DI PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Per garantirti una pensione con un assegno degno dell’ultimo stipendio puoi usare tre tipi di previdenza integrativa:
- Fondi pensione aperti
- PIP (Piani Individuali di risparmio)
- Fondi pensione chiusi
Fondi pensione aperti
La Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) definisce Il fondo pensione aperto una “forma pensionistica istituita da banche, SGR, imprese d’investimento e imprese di assicurazione rivolta, in linea di principio, a tutti. Possono aderire a tali fondi anche soggetti che non svolgono attività lavorativa”.
A differenza dei fondi pensione chiusi, con questo strumento tutte le persone, lavoratori e non, possono costruirsi una pensione complementare.
Il fondo, in base al tuo profilo di rischio, investirà la somma che hai deciso (somma che può variare di volta in volta ad ogni versamento) nei mercati finanziari.
Pip
I Pip sono forme di previdenza integrativa offerte dalle compagnie assicurative che hanno caratteristiche simili ai fondi pensioni aperti; la differenza sostanziale è il soggetto emittente che per l’appunto è una compagnia assicurativa.
Questa forma di previdenza integrativa insieme ai fondi aperti si distingue dai fondi pensione chiusi per i costi decisamente più alti.
Fondi pensione chiusi
I fondi pensioni chiusi o di categoria si differenziano dai fondi aperti e PIP essenzialmente per due aspetti:
- tipologia di soggetti che possono aderire
- costi
In seguito ti mostrerò i tratti distintivi di questa tipologia di fondi che li rendono tra gli strumenti più efficienti per costruire una pensione complementare.
FONDI PENSIONE CHIUSI: CARATTERISTICHE
Come detto sopra i fondi pensione chiusi (di categoria) possono rappresentare un valore aggiunto nella tua personale pianificazione previdenziale.
Riassumere il concetto in un solo articolo sarebbe impossibile vista la vastità degli aspetti da tenere in considerazione quando si parla di fondi pensione.
Per questo motivo in prima analisi voglio elencarti i tratti distintivi di questa tipologia di fondi lasciando spazio ad un prossimo articolo nel quale andremo più nel dettaglio.
Ti descriverò i tratti distintivi dei fondi chiusi (di categoria) tramite i seguenti punti:
- modalità di adesione
- costi
Questi punti non sono esaustivi nella descrizione dei fondi pensione di categoria ma evidenziano solo quelli che sono i vantaggi rispetto ad altre forme di previdenza complementare.
Modalità di adesione
Questo primo punto è quello che rende questa forma di previdenza complementare distintiva rispetto alle altre.
A differenza dei fondi aperti e dei PIP, i fondi pensione chiusi sono riservati solo a particolari categorie di lavoratori:
- dipendenti settore privato;
- dipendenti settore pubblico;
- soci lavoratori di cooperative;
- lavoratori autonomi e liberi professionisti.
Sei tu a decidere liberamente se contribuire o meno al fondo pensione chiuso a te riservato dal momento che fai parte di una categoria di lavoratori.
Qualora decida di aderire al fondo di categoria chiuso, il TFR (trattamento di fine rapporto) viene destinato al fondo stesso e questo rappresenta una protezione nel caso in cui la tua azienda abbia meno di 50 dipendenti.
Se l’azienda nella quale lavori ha meno di 50 dipendenti, il tuo TFR rimane in azienda.
In questo caso, qualora l’azienda dovesse avere problemi di liquidità o più in generale finanziari, il tuo TFR sarebbe a rischio.
In caso di azienda con più di 50 dipendenti, il TFR viene destinato ad un fondo di Tesoreria dell’INPS.
La scelta di destinare il TFR ad un fondo pensione chiuso, aperto, PIP o lasciarlo in azienda è molto soggettivo e le variabili da considerare sono molteplici.
A prescindere dalla tua situazione personale però, nel caso ti trovassi in un’azienda con meno di 50 dipendenti è quasi sicuramente indicato destinare il TFR al fondo chiuso, anche solo in ottica di riduzione del rischio.
Oltretutto, se tu decidessi di contribuire con un versamento aggiuntivo libero, il tuo datore di lavoro è obbligato a versare una somma (oltre il TRF) la cui entità dipende dallo statuto del fondo chiuso.
Costi
Il tema costi è sempre rilevante in tema di investimento e, dato che i fondi chiusi sono a tutti gli effetti strumenti che investono i tuoi capitali, è giusto parlarne.
I fondi di categoria hanno l’enorme vantaggio di avere costi di gestione annui davvero contenuti e sensibilmente più bassi rispetto ai fondi pensione aperti e PIP.
Il grafico è preso dal sito della COVIP ovvero la commissione di vigilanza sui fondi pensione.
Vengono riportati i diversi valori che può assumere l’ISC, l’indicatore sintetico dei costi che rappresenta un ottimo termine di confronto tra i fondi in termini di spesa annua da sostenere.
Nell’asse orizzontale abbiamo gli intervalli di tempo (in anni) presi in analisi, nell’asse verticale il valore in termini percentuali.
Il grafico non ha bisogno di molte spiegazioni, puoi notare da solo l’enorme differenza; considera che ti ho mostrato solo due comparti di investimento (in genere sono quattro).
Un costo del 2% all’anno su un orizzonte temporale di 30 anni (durata media di un fondo pensione di un giovane che lavora da pochi anni) porta ad una riduzione finale del capitale a scadenza del 45%.
CONCLUSIONI
Il problema della sostenibilità del sistema pensionistico italiano è evidente ed evitare il problema perché lontano nel tempo non è una scelta saggia.
Se mi chiedessi come integrare la tua pensione, dovrei risponderti come sempre che è necessario fare una valutazione della tua situazione personale.
In base alle tue esigenze, i tuoi obiettivi pensionistici, il tuo reddito, la tua capacità di risparmio ecc, potrebbe essere meglio usare un PAC in ETF rispetto ad un fondo pensione, o meglio ancora combinare le due strategie.
Una risposta uguale per tutti non esiste. Ti ricordo che con Athena SCF puoi prenotare una Consulenza Previdenziale Indipendente personalizzata, grazie alla quale un professionista potrà analizzare la tua situazione e fornire consigli utili per la tua pianificazione finanziaria e/o previdenziale.