Negli ultimi anni sempre più imprese vogliono investire in Bitcoin in azienda e accettare pagamenti.
È una tendenza momentanea o ciò porta dei vantaggi alle società stesse?
La regolamentazione di Bitcoin è ancora lacunosa, con forti differenze non solo tra USA e UE ma anche all’interno degli Stati europei (qui trovi l’articolo dove approfondisco l’argomento).
Oggi però non voglio parlare di regolamentazione ma di come fare ad investire in Bitcoin con l’azienda.
Capirai come accettare pagamenti e come fare a registrare Bitcoin in bilancio.
Imprenditore, non perderti questa opportunità.
Indice dei contenuti
Accettare pagamenti con Bitcoin
Investire in Bitcoin in azienda non significa solamente acquistarlo per detenerlo, ma significa anche accettarlo come forma di pagamento per usufruire indirettamente di pubblicità e marketing.
Per portare la tua società “nel futuro” dovrai per prima cosa dotarti di un portafoglio Bitcoin, vale a dire un indirizzo al quale i clienti possano inviarti del denaro.
Sarà sufficiente poi inserire il codice del portafoglio o il QR Code di esso su di un dispositivo elettronico, digitare la quantità di Bitcoin desiderata e cliccare su “invia” per ricevere il pagamento.
Inoltre, l’utilizzo di un processore di pagamento come BitPay o Coinbase può portare grandi benefici poiché, a fronte di una commissioni fissa mensile, permettono non solo di ricevere pagamenti in criptovaluta ma anche di convertire (se dovessi decidere di non conservare la valuta digitale) istantaneamente la criptovaluta in denaro contante.
Stiamo realizzando una lista delle aziende che accettano Bitcoin in Italia, aiutaci anche tu a completarla compilando il form al suo interno.
Bitcoin come forma di investimento
Alternativamente all’accettazione di Bitcoin come forma di pagamento, puoi anche investire in Bitcoin direttamente tramite la tua società.
In questo caso, il processo è ancora più semplice perché sarà sufficiente l’iscrizione ad un exchange come ad esempio Coinbase, The Rock Trading, Binance e la dotazione di un wallet.
Per acquistare Bitcoin è sufficiente il pagamento tramite carta di credito.
Le monete saranno poi subito disponibili nel portafoglio del vostro exchange, ma noi consigliamo di inviarle nel proprio wallet offline (più sicuro).
Come registrare Bitcoin in bilancio
Per quanto concerne l’aspetto contabile delle criptovalute, sulla base dei principi contabili internazionali IAS/IFRS, le criptovalute non possono essere inquadrate né come valuta e né come strumento finanziario.
Come posso quindi valutare le mie criptovalute a bilancio?
La normativa vigente sembrerebbe lasciar spazio all’uso di due categorie.
La prima fa riferimento alle “attività immateriali”, mentre la seconda fa riferimento invece alle “rimanenze”.
Se la tua azienda che detiene Bitcoin li possiede non come beni tipicamente destinati alla vendita nel normale svolgimento della sua attività, potrà inserire il valore dei Bitcoin o delle altre criptovalute tra le immobilizzazioni immateriali.
Nello specifico, secondo lo IAS 38 parla di attività immateriale con riferimento a “un’attività non monetaria identificabile priva di consistenza fisica”.
Essa è identificabile se:
- è separabile, ossia può essere separata o scorporata dall’entità e venduta, trasferita, data in licenza, locata o scambiata;
- deriva da diritti contrattuali o da altri diritti legali.
Le valute virtuali soddisferebbero la definizione di attività immateriale di cui allo IAS 38 in quanto si tratta di attività non monetarie, oltre a rivelarsi attività separabili, vendibili o scambiabili individualmente.
In questo caso, dovranno essere rispettati i limiti di deduzione dell’ammortamento e considerare il realizzo di plusvalenze/minusvalenze (artt.103, 86 e 101 Tuir).
Se invece i Bitcoin detenuti sono destinati alla vendita nel normale svolgimento dell’attività, allora la situazione cambia leggermente e potrai inserire il valore di Bitcoin o delle altre criptovalute nella voce delle rimanenze.
Lo IAS delinea le caratteristiche di tali beni, vale a dire tutti i beni:
- posseduti per la vendita nel normale svolgimento dell’attività;
- impiegati nei processi produttivi per la vendita o sotto forma di materiali o forniture di beni da impiegarsi nel processo di produzione o nella prestazione di servizi.
- non soddisfano la definizione di cash o cash equivalent, dato che non hanno corso legale e non sono autorizzate da Stati sovrani;
- non sono classificabili come attività finanziarie, dato che non rappresentano un investimento in capitale di terzi e non conferiscono diritti a ricevere denaro o altri strumenti finanziari.
Per quanto concerne le rimanenze andranno considerati i criteri di carico/scarico ed ovviamente valutati i ricavi realizzati a seguito della cessione (artt. 92 e 85 Tuir).
In generale, in nessuno dei due casi (immobilizzazioni immateriali o rimanenze) sarebbe contemplata la tassazione di eventuali plusvalori non realizzati, cioè plusvalori derivanti da un mero processo valutativo e si dovrebbe calcolare il potenziale capital gain da tassare solo quando il bene viene trasferito, non ogni esercizio.
Come gestire le tasse su Bitcoin
La difficoltà dell’inquadrare in modo semplice e schematico la tassazione delle criptovalute deriva dal fatto che questa, in Italia, non è oggetto di regolamentazione specifica per cui oggi l’inquadramento fiscale applicato alle criptovalute deriva da interpretazioni.
In base a tali interpretazioni il momento in cui si devono pagare le tasse è il momento in cui la criptovaluta viene utilizzata per acquistare beni o servizi, o scambiata con diversa valuta (cessione o vendita).
L’Agenzia delle Entrate, al contrario di quanto applicato dai principi contabili, ha deciso di assimilare le criptovalute alle valute estere.
Esse costituiscono redditi diversi di natura finanziaria, soggetti perciò a imposta sostitutiva del 26% se l’ammontare detenuto dal contribuente supera la cifra di 51.645,69 euro per sette giorni lavorativi continui durante l’arco dell’anno.
Investire in Bitcoin in azienda: vantaggi e svantaggi
Uno dei vantaggi nell’adozione del Bitcoin da parte della tua impresa è sicuramente la pubblicità che ne deriva.
Senza dubbio accettare pagamenti in Bitcoin può dare un’immagine aziendale innovativa ed al passo con i tempi.
Inoltre può rendere accessibile il prodotto o servizio offerto dall’impresa in condizioni diverse dalla norma e potenzialmente più attraenti per il consumatore, aumentandone in un certo modo l’accessibilità.
Infine, l’utilizzo di Bitcoin garantirebbe non solo l’anonimato delle transazioni che può aumentare il target di alcuni settori (Es. Lusso) ma anche una via di scambio internazionale senza rischio di cambio tra valute.
Tra gli svantaggi potrai sicuramente pensare all’alta volatilità della moneta, che è un rischio inedito per un esercente, senza escludere la possibilità di attacchi informatici che possono sottrarre denaro dai portafogli (se si utilizzano ad esempio wallet connessi alla rete).
Investire in Bitcoin in azienda: considerazioni finali
Investire in Bitcoin in azienda può essere un punto di svolta per la visibilità della tua società e negli ultimi anni l’interesse dei policy maker è aumentato a tal punto che il 2023 può essere un anno di svolta.
In ogni caso, data la complessità della materia, per capire a fondo i punti di forza della tua società e come sfruttare queste nuove opportunità al meglio è bene rivolgersi ad un team di esperti.
Per questo, il team di Athena SCF è a tua disposizione per rispondere a tutti i tuoi dubbi riguardo Bitcoin ed il tuo caso specifico!
Non esitare a contattarci.