Uno dei temi più sottovalutati dagli investitori riguarda la tassazione dei dividendi negli ETF, soprattutto in relazione alla cosiddetta doppia imposizione fiscale.
Un nostro lettore ci ha chiesto chiarimenti su come viene gestita questa tassazione nel caso di ETF armonizzati domiciliati in Irlanda o Lussemburgo ma con esposizione al mercato azionario americano.
Ecco la sua domanda:
“Qualora avessi ETF con domicilio in Irlanda o Lussemburgo (quindi UCITS), ma che investono sul mercato americano o comunque azionario globale, avrei la doppia tassazione del 15% (o 30%) + 26% italiana, come per le single stock? A quel punto avrebbe la stessa tassazione di quelli non armonizzati?”
“Anche nel caso di ETF ad accumulo, quindi plusvalenze non soggette alla tassazione del 26% fino a quando non venga liquidata la posizione, i dividendi vengono comunque tassati al 15/30% anche se reinvestiti?”
“Per ETF che investono in azioni di Stato europeo, avrei la stessa doppia tassazione, una nel paese d’origine e una in Italia?”
“Il discorso generale della doppia tassazione è applicabile allo stesso modo a plusvalenza, dividendo e cedole?”
Vediamo di chiarire, punto per punto.
Tassazione dei dividendi negli ETF: cosa si intende per “doppia imposizione”?
Quando un ETF incassa un dividendo da una società quotata, questo dividendo può essere tassato due volte:
- Alla fonte: nel paese dove ha sede la società che distribuisce il dividendo (es. USA per Apple o Microsoft).
- Nel paese del sottoscrittore dell’ETF, cioè l’Italia, quando il dividendo (o l’utile reinvestito) viene percepito come reddito da capitale.
Questa doppia tassazione non dipende dal fatto che l’ETF sia armonizzato (UCITS) o meno, ma dipende da due fattori principali:
- La domiciliazione fiscale dell’ETF (Irlanda, Lussemburgo, ecc.).
- La provenienza geografica dei dividendi.
ETF armonizzati con esposizione USA: come vengono tassati?
I fondi armonizzati UCITS domiciliati in Irlanda o Lussemburgo sono soggetti alla tassazione alla fonte americana del 15% (in base al trattato tra USA e Irlanda o Lussemburgo).
Questo prelievo avviene alla fonte, prima che il dividendo entri nell’ETF.
Successivamente, quando l’investitore italiano riceve il dividendo (in caso di ETF a distribuzione) oppure realizza una plusvalenza (in caso di ETF ad accumulo), interviene la tassazione italiana del 26%.
Quindi sì, anche con ETF armonizzati si verifica una doppia imposizione:
- 15% (alla fonte USA)
- 26% (imposta italiana sul reddito di capitale)
Va precisato che la tassazione alla fonte è definitiva: non può essere recuperata né detratta in Italia.
E per gli ETF ad accumulo?
Il meccanismo è identico. Anche se l’ETF non distribuisce dividendi, ma li reinveste, la tassazione alla fonte avviene comunque.
Questo significa che:
- Quando la società americana stacca il dividendo, il 15% viene prelevato alla fonte.
- L’ETF incassa il netto e lo reinveste.
- L’investitore italiano sarà tassato al 26% sulla plusvalenza finale, al momento della vendita.
In sintesi: l’imposta alla fonte sul dividendo è già avvenuta, anche se l’investitore non ne ha percepito la distribuzione.
E se l’ETF investe in azioni europee?
Dipende dal paese in cui hanno sede le aziende sottostanti.
Ogni stato europeo ha le sue regole e accordi contro la doppia imposizione. Tuttavia, Irlanda e Lussemburgo hanno stipulato numerose convenzioni internazionali favorevoli, che in molti casi limitano o annullano la doppia imposizione.
In linea generale, la doppia tassazione è più marcata sugli ETF che investono in azioni USA rispetto a quelli focalizzati sull’Europa.
Gli ETF non armonizzati sono più penalizzati?
Sì. Gli ETF non armonizzati (quindi non UCITS, spesso domiciliati in USA, Isole Cayman, ecc.) sono trattati in modo meno favorevole:
- Non solo subiscono la doppia imposizione alla fonte + Italia,
- Ma anche non beneficiano del regime del 26% fisso: la tassazione avviene in dichiarazione dei redditi, in modo progressivo IRPEF sull’intero ammontare della plusvalenza.
Per questo motivo, gli ETF non armonizzati sono da maneggiare con attenzione, sia per le implicazioni fiscali, sia per la complessità dichiarativa (vanno inseriti nel quadro RW e RT).
In sintesi
Tipo ETF | Tassazione fonte (es. USA) | Tassazione Italia | Totale effettivo |
---|---|---|---|
Armonizzato (UCITS) | 15% (es. USA) | 26% | ~37,1% effettiva |
Non armonizzato (USA, offshore) | 15–30% | IRPEF (fino al 43%) | fino al 60%+ |
Conclusione
- Tutti gli ETF che ricevono dividendi da aziende americane subiscono ritenuta alla fonte.
- La struttura UCITS e la domiciliazione in Irlanda o Lussemburgo non eliminano la doppia tassazione, ma la rendono più efficiente.
- La doppia imposizione si applica solo ai dividendi, non alle plusvalenze.
- Gli ETF non armonizzati sono meno vantaggiosi fiscalmente e vanno gestiti con molta attenzione, soprattutto se detenuti all’estero.
Hai ETF in portafoglio e non sei sicuro di come vengono tassati?
Vuoi ottimizzare la tua posizione fiscale o evitare errori nella dichiarazione?
Prenota una consulenza con il nostro team, possiamo aiutarti a fare chiarezza.