Quali sono le banche italiane più solide nel 2023?
Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank e dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS il settore bancario ha cominciato a scricchiolare generando il panico tra correntisti ed investitori.
In questo articolo ci focalizzeremo sul settore bancario italiano andando a capire una volta per tutte il rischio bail-in di cui tanto si sente parlare e di come proteggere i propri risparmi da un eventuale fallimento grazie al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD).
Inoltre andremo ad analizzare 3 indicatori fondamentali quando si parla di istituti finanziari:
- CET 1 Ratio e Pillar 2
- Capitalizzazione di mercato
- Credit default Swap (CDS)
Infine nell’ultimo paragrafo capiremo come diminuire il rischio cercando di salvaguardare i nostri soldi.
Indice dei contenuti
Che cos’è il rischio bail-in?
Con il termine bail-in (salvataggio interno) ci si riferisce al sistema di risoluzione di un’eventuale crisi bancaria che prevede il coinvolgimento diretto di correntisti, obbligazionisti e azionisti.
Il bail-in è stato introdotto nel 2016 con la Direttiva n. 2014/59 dell’Unione Europea per il risanamento e risoluzione di enti creditizi e imprese di investimento che impone la partecipazione sia dei risparmiatori che degli investitori quando quest’ultimi possiedono determinate attività finanziarie emesse dalla banca stessa e di conseguenza sono soggetti alle perdite patrimoniali da questa subite.
Tale meccanismo è stato ideato al fine di evitare il salvataggio da fondi esterni o pubblici, il cosiddetto bail out che prima faceva intervenire lo Stato e che toglieva responsabilità della banca stessa visto che se avesse avuto problemi avrebbe avuto le spalle coperte.
Il bail-in prevede una gerarchia di coinvolgimento che potrebbe comportare la perdita parziale o totale del proprio patrimonio:
- azioni e strumenti di capitale emessi dalla banca
- obbligazioni subordinate, che nei casi meno gravi si trasformano in azioni
- obbligazioni ordinarie non garantite
- depositi sopra 100.000€
Rimangono esclusi dalla procedura e quindi non subiscono la svalutazione o la conversione in capitale:
- depositi sotto i 100.000€ (conti correnti e conti deposito) protetti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD)*
- obbligazioni garantite (covered bond)
- depositi di strumenti finanziari o beni (dossier titoli al cui interno si possono trovare azioni, Titoli di Stato, obbligazioni societarie, ETF, fondi comuni di investimento,..)
* le banche aderenti al FITD le puoi trovare a questo link
Come funziona il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi?
I depositi sono garantiti dal FITD fino a 100.000 euro per ogni depositante. Tale limite si applica per ogni depositante, per singola banca.
Se un depositante ha più depositi intestati presso la stessa banca, i conti sono cumulati e sull’importo complessivo si applica il limite di garanzia di 100.000 euro.
Nel caso di conti cointestati, il relativo saldo è attribuito a ciascun cointestatario in parti uguali. La quota dei conti cointestati si cumula con gli altri depositi del medesimo depositante ai fini dell’applicazione della garanzia di 100.000 euro.
Gli importi eccedenti il limite di copertura di 100.000 euro non vengono rimborsati dal FITD.
Il credito residuo del depositante viene iscritto nello stato passivo della banca in liquidazione coatta amministrativa e può concorrere successivamente ai riparti di liquidazione.
Aderiscono al FITD tutte le banche italiane, ad eccezione di quelle di credito cooperativo (che aderiscono invece al Fondo di garanzia dei depositanti del credito cooperativo che copre sempre fino a 100.000€), nonché le succursali di banche extracomunitarie autorizzate in Italia, salvo che non partecipino a un sistema di garanzia estero equivalente.
Possono aderire al FITD le succursali italiane di banche comunitarie, al fine di integrare la garanzia offerta dal sistema di garanzia del Paese di origine.
Uno dei pochi istituti che rimane fuori dal Fondo sono le Poste.
Il conto corrente di Poste Italiane è garantito da Poste Italiane SpA quindi ha una protezione inferiore rispetto agli altri prodotti postali infatti il libretto postale e i buoni postali sono garantiti da Cassa Depositi e Prestiti cioè è come dire che sono garantiti dallo Stato.
Il conto Bancoposta ha per garanzia il fondo Patrimonio BancoPosta che gestisce la liquidità raccolta sui conti correnti postali e investe i soldi in titoli governativi dell’area euro e in titoli garantiti dallo Stato italiano.
Ritorniamo a parlare del FITD capendo come funziona in caso di fallimento e da quali fondi è costituito.
I miei soldi sono al sicuro se fallisce la banca e ho sul conto meno di 100.000€?
Sni, dipende da quale banca fallisce o se i fallimenti di banche piccole avvengano in simultanea.
Infatti il FITD ha un proprio bilancio e quindi viene autofinanziato dalla banche aderenti, la sua capacità di garanzia è quindi limitata e funziona finchè lo stato di salute del settore bancario è stabile o in lieve stress, in caso di forte stress finanziario la salute dei nostri risparmi potrebbe essere in parte compromessa.
Le banche sistemiche in Italia che si potrebbero tradurre con il termine Too Big Too Fail sono Unicredit, IntesaSanpaolo, Banco BPM e Monte dei Paschi di Siena (inclusa da Banca d’Italia anche se non aveva superato i punteggi minimi).
Se crolla una di queste banche sistemiche, cioè se dovesse andare in default, le ripercussioni potrebbero farsi sentire anche sull’intero sistema bancario italiano, provocando una crisi sistemica.
Proprio per questo motivo lo Stato Italiano e la BCE faranno di tutto per non far fallire una di queste banche, in caso ce ne fosse bisogno, in altre parole in caso di un’ipotetica crisi si passerebbe molto probabilmente al bail-out.
Com’è formato il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi?
Il rendiconto della Gestione Separata al 31 dicembre 2022 presenta un totale attivo pari a 3,25€ miliardi. In particolare, le disponibilità liquide sono pari a 1,45€ miliardi e corrispondono alla somma delle giacenze dei conti correnti accesi presso la Banca d’Italia (99%) e Banca Intesa Sanpaolo (1%). I titoli classificati tra le attività che non costituiscono immobilizzazioni (i titoli di debito in portafoglio sono inclusi qui), risultano pari a 1,79€ miliardi.
Le contribuzioni annuali del 2022 destinate alla costituzione della dotazione finanziaria sono depositate sul conto intrattenuto dal Fondo presso la Banca d’Italia.
In attuazione delle linee di policy definite dal Fondo, l’investimento della dotazione finanziaria del FITD è attuato in attività finanziarie a basso rischio e facilmente liquidabili.
Nel 2022 i fondi oggetto di tutela del FITD ammontano a 1,21€ miliardi di in aumento del 5,2% rispetto al 2021.
I depositi protetti ammontano al 60,9% pari a 0,74€ miliardi, in aumento del 3,1% rispetto allo scorso anno.
Il trend è in crescita su entrambi gli aggregati e l’aumento del differenziale tra i due valori indica una crescita della giacenza media pro-capite sui prodotti oggetto di tutela cioè conti correnti e conti deposito.
La policy di investimento del FITD prevede l’impiego dei 1,79€ miliardi in:
- Titoli di Stato dell’area Euro e Titoli sovranazionali (min. 75%)
- obbligazioni bancarie garantite e corporate di alta qualità creditizia (max 10%)
- cash (min. 3%)
Il 75% deve essere investito in Titoli di Stato dei 4 principali paesi dell’area euro: Germania, Italia, Francia e Spagna; e in obbligazioni emesse dall’Unione Europea.
Al 31 dicembre 2022, la duration complessiva del portafoglio è pari a 1,79 anni mentre il VaR giornaliero (intervallo di confidenza 99%, osservazioni storiche di 3 anni) è pari a 0,41%.
Il CET Ratio 1 del FITD, che andremo a spiegare in seguito, è peggiorato leggermente passando dal 18% del 2021 al 17,2% del 2022.
Quante banche fanno parte del FITD?
Su un totale di 139 banche aderenti a giugno 2022, le consorziate che appartengono a gruppi bancari sono 84 e detengono il 96,6% dei depositi protetti. Le banche singole sono 55, cui si riferisce il 3,4% del totale dei depositi protetti.
Le banche che appartengono a gruppi bancari significant detengono l’86,7% del totale dei depositi protetti.
Chi finanzia il fondo di garanzia?
Le contribuzioni annuali sono determinate, per ogni banca consorziata, a valere sull’ammontare dei depositi protetti detenuti da ciascuna al 30 settembre di ogni anno ed applicando la correzione in base al rispettivo livello di rischio, espresso dal modello degli indicatori gestionali applicato dal Fondo.
Il Fondo Interbancario di tutela dei depositi è sicuro?
Al 31 dicembre 2022 la dotazione finanziaria si è commisurata a circa 3,3 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,44% dei depositi protetti (3,3 / 739,3).
Nel 2024, sulla base delle stime contenute nel piano di accumulo 2022 per gli esercizi successivi, la dotazione finanziaria raggiungerebbe i 6 miliardi di euro, pari allo 0,8% dell’ammontare totale dei depositi protetti quale stimato a fine 2023.
I depositi protetti, quindi i conti correnti con controvalore inferiore a 100.000, delle banche aderenti al fondo di garanzia ammontano a 739€ miliardi ma la dotazione finanziaria del FITD è solo di 3€ miliardi
Questo vuol dire che meno dell’1% sarebbero protetti in caso di una crisi su scala nazionale.
Questo non vuol dire che il fondo di garanzia non riesca ad intervenire come ha fatto fino ad ora su problemi limitati collegati a banche o gruppi bancari singoli.
Qui il report di bilancio 2022 completo.
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Le banche italiane più solide
I 3 indicatori che andremo a monitorare per capire quali sono le banche italiane più solide sono:
- CET 1 Ratio e Pillar 2
- Capitalizzazione di mercato
- Credit default Swap (CDS)
CET 1 Ratio e Pillar 2
Prima di capire il valore degli indicatori CET 1 Ratio e Pillar 2 dobbiamo fare un passo indietro e capire il Tier 1 e Tier 2.
Il Tier 1 Capital è una grandezza definita dal Comitato di Basilea che identifica le principali componenti del capitale proprio di una banca cioè la quantità di capitale che consente di assorbire le perdite senza dover intaccare gli interessi dei depositanti.
Determina quindi la capacità di operare in condizioni di solvibilità rappresentando una forma di garanzia verso i prestiti concessi ai clienti ed i rischi rappresentati dai crediti
La regolamentazione dettata dal Comitato di Basilea identifica il capitale delle Banche in 3 livelli, Tier 1, 2 e 3, classificati per grado crescente di liquidità e decrescente di priorità nel rimborso agli azionisti.
Il Tier 1, rispetto al Tier 2 e al Tier 3, è la componente del capitale di qualità più elevata perché garantisce i depositanti da eventuali perdite, siano esse occasionali o persistenti nel corso degli esercizi, nonché da eventuali situazioni di “bancarotta” e conseguente liquidazione del capitale dell’istituto.
Il Tier 2 e Tier 3 rappresentano, invece, voci di bilancio di natura non strettamente patrimoniale.
Per calcolare la solidità di una banca si utilizza l’indicatore definito CET 1 Ratio, maggiore è il suo valore maggiore è la sua solidità perché avrà concesso meno prestiti rispetto al suo capitale.
Formula CET 1 Ratio:
Common equity Tier 1 / Risk weighted assets
Secondo la BCE il CET 1 Ratio di un banca deve essere superiore all’8%.
Sempre la BCE effettua degli stress test periodici per esaminare come le banche reagirebbero ad eventuali scenari di crisi.
L’ultimo stress test è stato fatto a febbraio 2023 e tutte le banche italiane sono passate positivamente al test, vedremo in seguito i dati di tale test ma prima è necessario parlare anche del Pillar 2.
Il requisito Pillar 2 è un requisito patrimoniale specifico della banca che si applica in aggiunta al requisito patrimoniale minimo noto come CET 1 laddove questo sottostima o non copra determinati rischi.
Classifica CET 1 Ratio banche italiane più solide:
- Banca Profilo 22,7%
- Mediolanum 20,7%
- Fineco 20,3%
- Banca Sella 18,6%
- Illimity Bank 17,7%
- Credit Agricole 17,2%
- Credito Emiliano 13,72%
- Intesa Sanpaolo 12,7%
- Unicredit 11,8%
- Monte dei Paschi di Siena 8,8%
P2R di cui CET1 delle banche italiane più solide (Quanto capitale devono crescere le banche italiane, meno capitale devono crescere e più rispettano i parametri CET1):
- Credito Emiliano 1% (0,56%)
- Credit Agricole 1,50% (0,84%)
- Banca Mediolanum 1,50% (0,84%)
- Mediobanca 1,68% (0,94%)
- Intesa Sanpaolo 1,70% (0,97%)
- FinecoBank 1,75% (0,98%)
- Unicredit 2% (1,13%)
- Bper Banca 2,30% (1,29%)
- Banca BPM 2,57% (1,45%)
- Monte dei Paschi di Siena 2,75% (1,55%)
Va detto che rispetto alle altre banche europee, quelle italiane risultano tra le più solide. Quella messa un po’ peggio è come al solito Monte dei Paschi, che però a questo punto ha una richiesta di “solo” quasi il 3% di bilancio aggiuntivo, decisamente una cifra più bassa rispetto a prima e più bassa di molte altre banche europee.
Capitalizzazione di mercato delle Banche Italiane
Un altro dato importante è la grandezza della banca, infatti le classifiche precedenti sono state stilate anche tenendo conto di questo parametro.
Banche Italiane per capitalizzazione di mercato:
- Intesa Sanpaolo con 45,21€ miliardi
- Unicredit con 36,41€ miliardi
- Credit Agricole con 33,49€ miliardi
- FinecoBank con 9,16€ miliardi
- Mediobanca con 8,39€ miliardi
- Banco BPM con 6,10€ miliardi
- Bper Banca con 3,62€ miliardi
- Banca Generali con 3,46€ miliardi
- Banca Monte dei Paschi di Siena con 2,68€ miliardi
- Credito Emiliano con 2,59€ miliardi
Credit Default Swap (CDS)
I credit default swap (CDS) rispondono alla domanda:
“Quanto costa l’assicurazione contro il default di una società?”
I CDS sono una sorta di assicurazione che viene stipulata per difendersi da un eventuale default dell’emittente.
Emittente che può essere come nel nostro caso una banca quindi una società oppure anche uno stato sovrano.
Se per esempio una banca ha un CDS pari a 300pb vuol dire che il costo della sua assicurazione è pari al 3% quindi se il rendimento obbligazionario derivante dalla contrazione del suo debito è pari o inferiore a tale valore non è conveniente perchè si andrebbe a pagare di più la protezione che il rendimento atteso.
Meglio stare alla larga da istituti finanziari con un CDS troppo elevato in quanto maggiore è il suo valore maggiore è il rischio.
Credit Suisse per l’appunto prima di essere acquistata aveva un CDS superiore a 400.
Anche Monte dei Paschi di Siena ha un CDS molto elevato superiore a 300.
Come proteggere i soldi in banca?
Per riuscire a salvaguardare al meglio i propri soldi bisogna:
- detenere sui conti correnti un controvalore inferiore a 100.000€ per attivare la protezione del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi o simili;
- in caso di capitali cospicui detenere la liquidità in differenti istituti finanziari;
- scegliere una banca con una capitalizzazione elevata, meglio evitare per esempio le banche regionali;
- scegliere una banca con:
- CET 1 Ratio preferibilmente superiore al 10%
- Pillar 2 preferibilmente inferiore al 2,50%
- CDS bassi
- investire in più asset class applicando una corretta diversificazione rapportata al proprio profilo di rischio, orizzonte temporale e obiettivi finanziari
- preferire strumenti efficienti ed efficaci come gli ETF che sono esclusi dal rischio bail-in (se fallisce la banca con cui operi il tuo dossier titoli è al sicuro), il sottostante invece subisce sempre il rischio di mercato
- evitare di esporsi in maniera non ponderata ad azioni ed obbligazioni (max 10% per singolo emittente) di società (comprese le banche) e di paesi con rating e outlook scadenti e cds elevati (vedi qui).
- valutare di acquistare asset di cui si è realmente proprietari come l’oro (attraverso la detenzione fisica della materia prima) e Bitcoin (attraverso la detenzione in un wallet non custodial).
Questi non solo consigli di investimenti ma solo una linea guida esemplificativa su come proteggere i propri soldi.
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