Negli ultimi anni la costituzione di una holding è diventata una scelta sempre più frequente tra imprenditori, professionisti e famiglie con patrimoni rilevanti. Lo strumento è spesso associato a una maggiore efficienza fiscale e a una migliore gestione del patrimonio, ma pochi comprendono fino in fondo che il vero vantaggio non risiede solo nella creazione della struttura societaria, bensì nel modo in cui vengono gestiti i capitali all’interno della holding.
La holding, infatti, può diventare un veicolo d’investimento estremamente efficace se si conoscono le regole fiscali che disciplinano dividendi, plusvalenze e strumenti finanziari. In molti casi consente di ridurre la tassazione rispetto alla persona fisica, di differire le imposte e di reinvestire gli utili con maggiore flessibilità. Tuttavia, non è uno strumento adatto a tutti: richiede una pianificazione accurata e una gestione coordinata tra fiscalità e finanza, idealmente attraverso una consulenza finanziaria indipendente, in grado di costruire strategie personalizzate e prive di conflitto d’interesse.
In questo approfondimento analizziamo in modo chiaro e pratico come funziona la tassazione degli investimenti in holding, quali vantaggi offre realmente e quando conviene adottare questa soluzione rispetto a un’intestazione personale.
Cos’è una holding, le tre tipologie e perché può convenire anche per gestire gli investimenti
Una holding è una società che detiene partecipazioni in altre imprese o che gestisce capitali e asset con finalità patrimoniali e finanziarie. Nata per accentrare il controllo e razionalizzare la gestione di un gruppo, nel tempo è diventata anche uno strumento di pianificazione patrimoniale e fiscale sempre più diffuso tra imprenditori e famiglie con capitali significativi.
A seconda delle funzioni svolte, si distinguono tre principali tipologie di holding:
- Holding pura o finanziaria: ha come unica attività quella di detenere partecipazioni o strumenti finanziari. Non produce beni o servizi, ma coordina, amministra e controlla le società partecipate.
- Holding operativa: oltre a possedere partecipazioni, svolge direttamente un’attività economica (industriale, commerciale o di servizi). È una struttura attiva che combina controllo societario e produzione di reddito.
- Holding mista: rappresenta una via di mezzo tra le due precedenti. Gestisce partecipazioni e investimenti ma partecipa anche, in misura limitata, alle attività operative delle controllate o a iniziative proprie.
Negli ultimi anni sempre più imprenditori utilizzano la holding non solo per coordinare le proprie società, ma anche per gestire la liquidità e gli investimenti personali. Attraverso una holding d’investimento è possibile accorpare le risorse, ridurre la pressione fiscale sui dividendi e sulle plusvalenze, e reinvestire in modo più efficiente rispetto alla persona fisica.
Si può così distinguere tra una holding “cassaforte”, che si limita a conservare gli asset, e una holding “attiva”, che impiega il capitale in modo strategico attraverso portafogli diversificati, strumenti finanziari e partecipazioni. Nel primo caso la struttura rimane statica; nel secondo, diventa un vero centro di gestione patrimoniale, in grado di integrare pianificazione fiscale e investimento.
Per raggiungere questo equilibrio serve però una strategia finanziaria chiara: una consulenza finanziaria indipendente può guidare la holding nelle scelte d’investimento più adatte alla propria struttura e agli obiettivi dei soci.
Tassazione dei dividendi in holding
I dividendi rappresentano uno dei principali vantaggi fiscali della holding. Quando una società riceve dividendi da partecipate italiane o europee, questi concorrono alla formazione del reddito imponibile solo per il 5% del loro ammontare, in base al regime di esenzione previsto dall’articolo 89 del TUIR. In pratica, la holding paga l’IRES del 24% su quel 5% imponibile, il che equivale a una tassazione effettiva pari a circa l’1,2% sull’intero dividendo.
Per comprendere meglio: se una holding riceve 100.000 euro di dividendi da una società controllata, solo 5.000 euro concorrono al reddito imponibile. L’imposta effettiva sarà quindi 24% di 5.000 = 1.200 euro. Il risparmio rispetto a una persona fisica è evidente: in quest’ultimo caso, i dividendi sarebbero tassati con una ritenuta secca del 26%, pari a 26.000 euro.
Questa agevolazione rende la holding uno strumento molto efficiente per accumulare e reinvestire utili provenienti da società operative o partecipazioni finanziarie. Tuttavia, la convenienza dipende dall’utilizzo successivo di tali utili. Se vengono reinvestiti all’interno della holding, il vantaggio fiscale si mantiene; se invece vengono distribuiti ai soci persone fisiche, si applica nuovamente la tassazione del 26% in capo a questi ultimi, riducendo o annullando il beneficio.
Per questo motivo è fondamentale valutare attentamente la strategia più efficiente in base alla destinazione degli utili e alla struttura societaria complessiva. Una consulenza finanziaria indipendente consente di capire se trattenere o distribuire i dividendi alla holding genera un reale vantaggio fiscale e come integrare la gestione finanziaria con quella patrimoniale.
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Tassazione delle plusvalenze: il regime PEX
Il regime della Participation Exemption (PEX) è uno dei pilastri della pianificazione fiscale per le holding. Consente, al verificarsi di specifici requisiti, di escludere dal reddito imponibile il 95% delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni. In altre parole, solo il 5% della plusvalenza realizzata concorre alla base imponibile IRES, con una tassazione effettiva pari a circa l’1,2%.
La ratio del regime PEX è evitare la doppia imposizione sugli stessi utili: prima tassati in capo alla società partecipata (che li genera) e poi nuovamente al momento della cessione della partecipazione da parte della holding.
Per accedere all’agevolazione, devono essere rispettate quattro condizioni fondamentali previste dall’art. 87 del TUIR:
- Possesso ininterrotto della partecipazione per almeno 12 mesi prima della cessione.
- Iscrizione della partecipazione tra le immobilizzazioni finanziarie nel primo bilancio chiuso durante il periodo di possesso.
- Residenza fiscale della società partecipata in un Paese che non abbia un regime fiscale privilegiato (non black list).
- Svolgimento di un’attività commerciale da parte della società partecipata (non mera gestione patrimoniale).
Quando queste condizioni sono rispettate, la plusvalenza realizzata beneficia dell’esenzione del 95%.
Esempio pratico:
una holding cede una partecipazione per 1.000.000 €, acquistata in passato per 700.000 €.
La plusvalenza è di 300.000 €.
Con il regime PEX, solo il 5% (15.000 €) è imponibile:
15.000 € × 24% (IRES) = 3.600 € di imposta effettiva, pari a poco più dell’1% sull’intera plusvalenza.
Senza la PEX, l’imposta sarebbe stata 300.000 € × 24% = 72.000 €, una differenza notevole.
Il regime PEX non è riservato solo alle holding industriali: può essere applicato anche alle holding d’investimento, a condizione che le partecipazioni vendute abbiano natura di immobilizzazioni finanziarie e che le società partecipate svolgano un’attività economica reale. Questo consente, ad esempio, di cedere quote di società partecipate o startup detenute da una holding d’investimento, con una tassazione estremamente ridotta.
Il vantaggio è quindi evidente, ma serve pianificazione. Una consulenza finanziaria indipendente può aiutare a strutturare correttamente gli investimenti e le tempistiche di cessione per rispettare i requisiti PEX, evitando errori che potrebbero far decadere l’esenzione.
Investire tramite holding: ETF, titoli di Stato e strumenti finanziari
Molti imprenditori e professionisti costituiscono una holding per ragioni di controllo o di pianificazione fiscale, ma poi lasciano la liquidità inutilizzata sui conti correnti societari, rinunciando a qualsiasi rendimento. È invece possibile utilizzare la holding anche come veicolo d’investimento, impiegando il capitale in strumenti finanziari efficienti e diversificati — come ETF, titoli di Stato, obbligazioni corporate, fondi comuni e oro fisico o finanziario — in modo coerente con la propria strategia patrimoniale e con le regole fiscali applicabili.
A differenza della persona fisica, che sconta un’imposta sostitutiva del 26% sui redditi di capitale e sulle plusvalenze (12,5% per titoli di Stato white list), una holding è soggetta a IRES del 24% e, in certi casi, anche a IRAP. Tuttavia, questa differenza non è necessariamente svantaggiosa: le imposte vengono calcolate sull’utile complessivo di bilancio, al netto dei costi deducibili, e possono essere differite negli anni.
Tassazione degli interessi obbligazionari
Gli interessi derivanti da titoli di Stato o obbligazioni, se incassati da una holding, concorrono al reddito d’impresa e sono tassati al 24% IRES (più IRAP se dovuta). Nelle mani di una persona fisica, invece, subirebbero una ritenuta alla fonte del 26% o 12,5% nel caso di BTP, BOT o altri titoli governativi white list. La differenza apparente di aliquota può quindi essere compensata da un uso più flessibile delle deduzioni e dalla possibilità di posticipare il pagamento delle imposte.
Tassazione delle plusvalenze su ETF e strumenti finanziari
Per le holding, le plusvalenze da ETF, fondi o azioni non qualificabili come PEX sono tassate come redditi d’impresa al 24%, mentre le minusvalenze possono essere portate in compensazione nei successivi esercizi. Per la persona fisica, invece, plusvalenze e minusvalenze sono tassate separatamente con imposta sostitutiva del 26%, senza la possibilità di compensare con altri redditi.
In altre parole, la holding può beneficiare di una gestione fiscale più efficiente nel lungo periodo, pur con un’imposizione teorica leggermente più bassa.
Effetti sul bilancio e differimento delle imposte
Un ulteriore vantaggio è la possibilità di non distribuire gli utili alla persona fisica, mantenendo la tassazione al livello societario e differendo l’imposizione personale. In questo modo, il capitale rimane all’interno della holding, pronto per essere reinvestito in nuovi strumenti finanziari o opportunità imprenditoriali. La fiscalità diventa quindi uno strumento di pianificazione, non un vincolo.
Quando conviene una holding d’investimento
Una holding d’investimento può risultare conveniente quando:
- si dispone di liquidità o utili da società operative da reinvestire a lungo termine;
- si intende differire o ridurre la tassazione sui dividendi e sulle plusvalenze;
- si desidera gestire professionalmente il patrimonio societario con una strategia integrata di investimento e fiscalità;
- si ha un orizzonte temporale medio-lungo e si vuole proteggere il capitale da rischi personali o aziendali.
Non conviene invece quando il patrimonio è limitato, la liquidità serve nel breve termine o l’obiettivo è semplicemente ridurre le imposte senza una strategia di gestione finanziaria coerente.
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Vantaggi e limiti fiscali della holding
Vantaggi e limiti fiscali della holding
Aspetto | Persona Fisica | Holding |
---|---|---|
Dividendi | 26% | 1,2% (95% esente) |
Plusvalenze partecipazioni | 26% | 1,2% (PEX, 95% esente) |
Interessi | 26% (12,5% titoli Stato white list) | 24% su imponibile pieno (+ IRAP ove dovuta) |
Costi di gestione | nulli | bilancio, commercialista |
Flessibilità reinvestimento | bassa | alta |
Distribuzione ai soci | semplice | doppia tassazione (società → PF) |
La holding non è sempre la scelta più efficiente: lo diventa solo se la liquidità resta investita e gestita in modo strategico.
Holding di famiglia e pianificazione patrimoniale
La holding di famiglia è una delle applicazioni più efficaci dello strumento societario per chi desidera gestire in modo unitario il patrimonio familiare e pianificare il passaggio generazionale. Invece di detenere direttamente le partecipazioni nelle società operative o gli asset patrimoniali, i membri della famiglia li conferiscono alla holding, che diventa il punto di accentramento e coordinamento delle decisioni economiche.
Questa struttura consente di mantenere il controllo del gruppo nelle mani di un unico soggetto giuridico, semplificando il trasferimento della proprietà tra generazioni. Le quote della holding possono infatti essere suddivise tra i vari eredi in modo proporzionale, senza alterare la governance complessiva delle società controllate. In questo modo, la gestione resta stabile e continuativa, anche in presenza di più rami familiari o di eredi con ruoli differenti.
Oltre al vantaggio successorio, la holding di famiglia offre una combinazione efficace di protezione patrimoniale e gestione finanziaria. Da un lato, separa gli asset personali da quelli aziendali, mettendoli al riparo da rischi operativi o debitori; dall’altro, permette di gestire centralmente la liquidità e gli investimenti della famiglia, con criteri professionali e fiscali più efficienti.
Esempio pratico: una famiglia imprenditoriale conferisce alla holding le proprie quote nelle società operative e parte della liquidità disponibile. La holding riceve i dividendi dalle controllate, li gestisce attraverso un portafoglio di investimenti diversificato (ETF, obbligazioni, fondi, asset reali) e reinveste gli utili secondo le linee guida condivise. Grazie alla consulenza di un consulente finanziario indipendente, è possibile mantenere un equilibrio tra rendimento, rischio e ottimizzazione fiscale, assicurando continuità nella gestione del patrimonio nel tempo.
La holding di famiglia diventa così uno strumento integrato di governance, tutela e crescita del capitale, ideale per famiglie imprenditoriali che vogliono unire strategia, protezione e visione intergenerazionale.
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Come scegliere la strategia fiscale e d’investimento giusta
Costituire una holding è solo il punto di partenza. La vera differenza, in termini di efficienza e risultati, si ottiene con una gestione integrata tra fiscalità e finanza, che consenta di coordinare le decisioni societarie, fiscali e d’investimento in modo coerente. Una holding, infatti, non genera vantaggi fiscali automatici: è la qualità delle scelte successive — come la gestione della liquidità, la selezione degli strumenti finanziari e la pianificazione delle uscite — a determinarne la convenienza reale.
Una volta costituita la struttura, è importante valutare se aprire un conto titoli intestato alla holding. Questa scelta consente di investire direttamente in ETF, obbligazioni, azioni o altri strumenti, centralizzando la gestione del capitale e mantenendo i benefici fiscali tipici della forma societaria (ad esempio la detassazione dei dividendi o la possibilità di differire l’imposizione personale). Tuttavia, non tutti gli intermediari sono adatti: molti conti destinati alle imprese hanno costi più elevati, minore flessibilità operativa o limitazioni sull’accesso a determinati prodotti. È quindi essenziale affidarsi a una consulenza indipendente che conosca le dinamiche fiscali e operative delle holding d’investimento.
Tra gli errori più comuni, vi è quello di aprire la holding e poi affidarne la gestione finanziaria alla stessa banca che ha interesse a collocare i propri prodotti. In questo modo si perde il principale vantaggio della struttura: l’indipendenza. Altri errori frequenti riguardano l’utilizzo della holding solo come cassaforte, senza una strategia d’investimento, o l’errata classificazione degli asset nel bilancio, che può compromettere l’accesso ai regimi fiscali agevolati come la PEX.
La gestione efficace di una holding richiede quindi un approccio professionale, basato su pianificazione fiscale, diversificazione e indipendenza. Solo così la holding può diventare uno strumento realmente utile per proteggere e far crescere il patrimonio nel tempo.
Conclusioni: quando la holding conviene davvero
La holding è uno strumento potente di pianificazione patrimoniale e fiscale, ma i suoi vantaggi si manifestano solo se viene gestita in modo consapevole e strategico. Costituirla non basta: serve una visione chiara di come utilizzare la liquidità, reinvestire gli utili e coordinare le decisioni fiscali con quelle finanziarie.
I benefici — come la tassazione agevolata dei dividendi, l’esenzione PEX sulle plusvalenze e la possibilità di differire l’imposizione personale — diventano reali solo se inseriti in una gestione integrata del patrimonio. In caso contrario, la holding rischia di trasformarsi in una struttura complessa e costosa, priva di vantaggi concreti.
In sintesi, la holding non è uno strumento magico, ma un veicolo che richiede competenza, pianificazione e un approccio professionale alla gestione del capitale. Se usata nel modo corretto, può diventare il cuore di una strategia di crescita, protezione e trasmissione del patrimonio familiare o imprenditoriale.
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Domande frequenti (FAQ)
Quando conviene aprire una holding d’investimento?
Una holding d’investimento conviene quando si dispone di una liquidità rilevante — spesso proveniente da utili aziendali o cessioni di quote — che si intende reinvestire in modo organizzato e fiscalmente efficiente. È particolarmente utile per imprenditori e famiglie patrimonializzate che vogliono centralizzare la gestione del capitale, sfruttare il regime PEX e la detassazione dei dividendi, e pianificare il passaggio generazionale. Non è invece conveniente per patrimoni ridotti o per chi necessita di liquidità nel breve termine.
Quanto si paga di tasse sui dividendi in holding?
I dividendi percepiti da una holding che detiene partecipazioni qualificate in società italiane o europee sono esenti al 95%, in base all’articolo 89 del TUIR. In pratica, la holding paga l’IRES del 24% solo sul 5% imponibile, con una tassazione effettiva di circa l’1,2%. Il vantaggio fiscale è significativo rispetto al 26% applicato alla persona fisica. Tuttavia, se la holding distribuisce a sua volta dividendi ai soci persone fisiche, questi ultimi saranno tassati nuovamente al 26%.
Le plusvalenze da ETF in holding godono del regime PEX?
No. Il regime PEX (Participation Exemption) si applica solo alle plusvalenze derivanti da cessione di partecipazioni qualificate in società che rispettano specifici requisiti (possesso minimo di 12 mesi, iscrizione tra immobilizzazioni, residenza non black list e attività commerciale).
Gli ETF e altri strumenti finanziari quotati non rientrano in questa categoria: le plusvalenze realizzate su tali strumenti sono quindi tassate come reddito d’impresa al 24% IRES (più IRAP, se dovuta).
Quali sono gli svantaggi fiscali della holding?
Gli svantaggi principali sono legati ai costi di struttura (bilancio, contabilità, consulenze), alla doppia tassazione in caso di distribuzione di utili ai soci e alla maggior complessità amministrativa. Inoltre, se la holding non è gestita con una strategia chiara, può perdere i vantaggi fiscali previsti dal regime PEX o dalla detassazione dei dividendi. È uno strumento che richiede pianificazione, disciplina e consulenza qualificata.
È possibile investire in ETF tramite una holding familiare?
Sì, è possibile. Una holding familiare può aprire un conto titoli a proprio nome e investire in ETF, obbligazioni, azioni e fondi, esattamente come una persona fisica. Tuttavia, i rendimenti saranno tassati secondo le regole d’impresa (24% IRES) e non con l’imposta sostitutiva del 26%. Questa impostazione può risultare vantaggiosa se gli utili vengono reinvestiti all’interno della holding o se si desidera differire la tassazione personale. È consigliabile strutturare la strategia d’investimento con un consulente finanziario indipendente per ottimizzare la fiscalità e la gestione del portafoglio.