La gestione della liquidità è un tema strategico per ogni impresa, ma lo diventa ancora di più per una holding.
In una società operativa tradizionale, la cassa viene assorbita dal ciclo quotidiano: pagamenti ai fornitori, stipendi, investimenti produttivi, scorte. Qui la liquidità è una risorsa di lavoro che serve a far girare il business.
Per una holding, invece, la liquidità assume un ruolo diverso:
- rappresenta una leva strategica da impiegare in acquisizioni, finanziamenti alle controllate, aumenti di capitale, distribuzioni di dividendi o gestione del debito;
- non è destinata solo a coprire spese correnti, ma diventa un capitale “in attesa” di essere usato nel modo più efficiente possibile;
- deve essere gestita con un equilibrio tra sicurezza, liquidabilità e rendimento, perché lasciare fondi fermi su un conto corrente significa esporsi all’erosione dell’inflazione e al costo opportunità.
Capire come e dove conviene investire la liquidità di una holding è quindi fondamentale per preservare il valore del patrimonio e garantire al gruppo la flessibilità necessaria ad affrontare operazioni straordinarie.
Tipologie di holding e implicazioni sulla liquidità
Non tutte le holding sono uguali: la loro natura giuridica e operativa influenza anche il modo in cui gestiscono la cassa e gli investimenti.
Holding pura
La holding pura ha come attività esclusiva la detenzione e il coordinamento delle partecipazioni. Non svolge attività commerciale propria e non ha ricavi operativi.
- Implicazione sulla liquidità: la cassa deriva principalmente da dividendi ricevuti, dismissioni di partecipazioni o finanziamenti esterni. La priorità è gestire queste risorse in attesa di destinarle a operazioni straordinarie o distribuzioni ai soci.
Holding operativa
La holding operativa combina la funzione di detenzione delle partecipazioni con un’attività economica propria (produzione o servizi).
- Implicazione sulla liquidità: accanto ai dividendi e alle risorse provenienti dalle controllate, dispone anche di flussi di cassa operativi. Deve quindi coprire fabbisogni correnti tipici di un’impresa (fornitori, investimenti, capitale circolante) oltre alle esigenze di gruppo.
Holding mista
La holding mista unisce entrambe le funzioni: possiede partecipazioni e gestisce al tempo stesso attività operative proprie.
- Implicazione sulla liquidità: deve bilanciare la liquidità destinata alle esigenze operative dirette con quella utile a sostenere le controllate o finanziare operazioni straordinarie. È la forma più complessa da gestire.
Differenza con le società operative non-holding
Le società operative non-holding utilizzano la cassa quasi esclusivamente per il ciclo acquisti–produzione–vendite e per la gestione quotidiana dell’attività. Una holding, invece, vede la liquidità come leva strategica, utile a finanziare acquisizioni, supportare le controllate e preservare la stabilità del gruppo.
Perché la gestione della liquidità è cruciale in una holding
A differenza di una società operativa tradizionale, che utilizza la cassa soprattutto per pagare fornitori, dipendenti e spese quotidiane, una holding ha un ruolo più strategico nella gestione della liquidità. Le risorse disponibili non servono soltanto a coprire i costi correnti, ma diventano un vero e proprio strumento di governo del gruppo societario.
Inflazione e costo opportunità
Lasciare la liquidità ferma su un conto corrente significa esporla a due rischi principali. Il primo è l’inflazione, che erode progressivamente il potere d’acquisto del capitale. Il secondo è il costo opportunità: non utilizzare la cassa in modo efficiente equivale a rinunciare a rendimenti potenzialmente sicuri e programmabili. Una gestione passiva, quindi, si traduce in una perdita di valore reale nel tempo.
Bilanciare sicurezza, liquidabilità e rendimento
Ogni decisione di tesoreria in una holding deve tenere insieme tre variabili fondamentali:
- Sicurezza, per proteggere il patrimonio ed evitare rischi eccessivi.
- Liquidabilità, cioè la possibilità di trasformare rapidamente gli investimenti in cassa quando serve.
- Rendimento, per far fruttare le risorse senza comprometterne la disponibilità.
Il difficile equilibrio tra queste tre esigenze è ciò che rende la gestione della liquidità così delicata: privilegiare solo la sicurezza porta a rendimenti nulli, mentre puntare esclusivamente al rendimento può minare la stabilità finanziaria della holding.
Segmentazione della cassa: operativa, tattica e strategica
Un approccio efficace consiste nel segmentare la liquidità in base all’orizzonte temporale e alla funzione:
- Cassa operativa: destinata alle spese ricorrenti e agli impegni a brevissimo termine. Deve rimanere sempre disponibile e sicura.
- Cassa tattica: risorse tenute pronte per cogliere opportunità straordinarie (es. acquisizioni, aumenti di capitale, riduzioni del debito). Richiede strumenti liquidi e a basso rischio.
- Cassa strategica: liquidità che non serve nel breve periodo e può essere allocata in strumenti di medio-lungo termine, con l’obiettivo di generare rendimento e crescita patrimoniale.
Questa suddivisione permette di evitare sia l’immobilismo, sia l’eccessiva esposizione al rischio, garantendo alla holding una gestione della tesoreria coerente con i propri obiettivi.
Obiettivi della liquidità in una holding
La liquidità in una holding non è mai un elemento passivo: rappresenta una leva che deve rispondere a più funzioni contemporaneamente. Definire gli obiettivi in modo preciso è il primo passo per decidere dove e come allocare le risorse.
1. Copertura delle spese correnti
Anche se non produce beni o servizi come una società operativa, una holding ha comunque uscite fisse da sostenere.
Rientrano tra queste:
- oneri amministrativi (contabilità, bilanci, revisione);
- parcelle di consulenti e professionisti;
- imposte e tasse a livello societario.
La cassa deve garantire sempre la copertura di questi impegni, perché un mancato pagamento può compromettere la regolarità della struttura.
2. Riserve per operazioni straordinarie
Una holding deve essere in grado di muoversi rapidamente quando si presentano opportunità o necessità strategiche.
La liquidità serve quindi a:
- finanziare acquisizioni e partecipazioni;
- partecipare a fusioni o operazioni straordinarie;
- sostenere le controllate con aumenti di capitale o finanziamenti infragruppo.
Disporre di risorse pronte può fare la differenza tra cogliere un’occasione o restare esclusi.
3. Protezione e conservazione del patrimonio
In attesa di individuare investimenti di lungo termine, la liquidità può essere destinata a strumenti che ne preservino il valore reale, proteggendolo dall’inflazione e mantenendo la necessaria flessibilità.
In questa fase l’obiettivo non è massimizzare il rendimento, ma evitare l’erosione del capitale e poterlo riallocare in tempi rapidi quando si aprono nuove opportunità.
Vincoli normativi e fiscali da considerare
La gestione della liquidità in una holding non può prescindere dal quadro civilistico e fiscale che ne orienta le scelte. A differenza di un investitore privato, infatti, una società deve rispettare vincoli di bilancio, regole sulla destinazione delle risorse e obblighi di trasparenza.
Norme civilistiche e fiscali
- La liquidità deve essere gestita nel rispetto dei principi di corretta amministrazione e rendicontata in bilancio.
- Ogni scelta di investimento deve essere coerente con l’oggetto sociale e con l’attività prevista nello statuto.
- Le informazioni sugli strumenti detenuti vanno riportate secondo le regole contabili vigenti, con particolare attenzione a classificazione e valutazione (attività finanziarie immobilizzate vs circolanti).
Tassazione di interessi, dividendi e plusvalenze
Dal punto di vista fiscale, i proventi finanziari non hanno tutti lo stesso trattamento:
- Interessi da obbligazioni o conti deposito → per le persone fisiche sono soggetti a ritenuta del 26% (12,5% se titoli di Stato white list); per una holding di capitali rientrano invece nel reddito d’impresa e sono tassati con IRES al 24%.
- Dividendi da partecipazioni → nelle persone fisiche l’imposizione è in genere al 26%; nelle holding possono beneficiare del regime di esenzione parziale (PEX): se rispettati i requisiti, il 95% non concorre a formare il reddito imponibile e solo il 5% sconta IRES (effetto fiscale ~1,2%).
- Plusvalenze da cessione di partecipazioni → nelle persone fisiche tassazione al 26%; nelle holding, se rispettati i requisiti PEX, valgono le stesse regole dei dividendi (95% esente, 5% imponibile a IRES). In assenza dei requisiti PEX, si applica l’IRES piena al 24%.
- Altri strumenti finanziari (ETF, ETC, oro, cripto, ecc.) → per le persone fisiche tassazione al 26% (o 12,5% se titoli di Stato white list); nelle holding sono inclusi nel reddito d’impresa e quindi tassati a IRES 24%, senza agevolazioni PEX.
Differenze tra holding pura e mista
La distinzione tra holding pura e holding mista non è solo teorica ma ha riflessi pratici:
- Una holding pura ha come oggetto esclusivo la detenzione di partecipazioni; le entrate derivano principalmente da dividendi e plusvalenze sulle partecipazioni stesse. La gestione della liquidità è più orientata a preservare e reinvestire.
- Una holding mista, invece, svolgendo anche attività operativa o di servizi, deve bilanciare esigenze di tesoreria tipiche di un’impresa con la gestione delle riserve finanziarie. Ciò comporta vincoli diversi e, in alcuni casi, regimi fiscali differenti sul trattamento dei proventi.
In sintesi, una strategia di gestione della liquidità non può basarsi solo su rendimento e sicurezza: deve essere costruita anche sulla sostenibilità fiscale, per evitare che gran parte dei benefici venga erosa dall’imposizione.
Dove conviene investire la liquidità di una holding?
La scelta degli strumenti per allocare la liquidità di una holding dipende dall’orizzonte temporale, dagli obiettivi e dal profilo di rischio. È utile distinguere tra strumenti a breve, medio e lungo termine.
Strumenti a breve termine (tesoreria)
Quando la priorità è mantenere i fondi sicuri e immediatamente disponibili, le opzioni principali sono:
- Conti deposito vincolati e non: quelli non vincolati offrono piena flessibilità ma rendimenti contenuti; i vincolati richiedono di bloccare le somme per un periodo, offrendo in cambio tassi più alti.
- Titoli di Stato a breve scadenza (BOT italiani, Schatz tedeschi): strumenti emessi da governi solidi, con basso rischio di credito e orizzonte di pochi mesi.
- Money Market Funds: fondi monetari che investono in strumenti di mercato a breve termine, con l’obiettivo di preservare il capitale e offrire rendimenti modesti ma superiori a un conto corrente.
Questi strumenti rappresentano la base della tesoreria, dove la priorità è la liquidabilità immediata.
Strumenti a medio termine
Se la holding dispone di liquidità che non serve subito ma non vuole immobilizzare troppo a lungo, può valutare soluzioni intermedie:
- Obbligazioni investment grade: emesse da Stati solidi o grandi società con elevato merito creditizio, offrono sicurezza e flussi cedolari programmati.
- Rolling di BTP o corporate bond: consiste nell’acquistare titoli a scadenza breve o intermedia e reinvestire il capitale man mano che scadono, mantenendo costante l’esposizione.
- ETF obbligazionari a breve scadenza: permettono diversificazione immediata, liquidità di mercato e costi contenuti, riducendo il rischio legato al singolo emittente.
Questa fascia di strumenti permette di bilanciare meglio rendimento e disponibilità.
Strumenti a lungo termine
Quando la holding ha risorse che non servono nel breve periodo, la liquidità può diventare capitale investito con obiettivi di crescita:
- ETF azionari globali: consentono esposizione diversificata ai mercati mondiali, adatti a un orizzonte pluriennale.
- Fondi bilanciati o diversificati: combinano azioni e obbligazioni in proporzioni variabili, offrendo un profilo di rischio più equilibrato rispetto a un portafoglio solo azionario.
- Oro e asset alternativi: strumenti decorrelati dai mercati tradizionali, utili come riserva di valore e copertura contro inflazione o instabilità.
Queste soluzioni non rientrano nella tesoreria pura, ma permettono alla holding di far fruttare la liquidità in eccesso con una logica di lungo periodo.
Strategie operative per ottimizzare la liquidità
Oltre alla scelta degli strumenti finanziari, una holding deve definire anche come gestire concretamente la propria liquidità. Senza un metodo chiaro, anche gli strumenti migliori rischiano di essere usati in modo inefficiente.
Laddering e rolling
Una delle tecniche più efficaci per le riserve obbligazionarie o di tesoreria è la diversificazione per scadenze.
- Con il laddering, la liquidità viene distribuita su titoli con durate diverse (ad esempio 6 mesi, 1 anno, 3 anni), in modo da avere sempre una parte in scadenza e reinvestibile.
- Con il rolling, alla scadenza di ogni titolo il capitale viene reinvestito in un nuovo strumento con la stessa durata, mantenendo così costante l’orizzonte temporale medio e riducendo il rischio di dover liquidare anticipatamente in perdita.
Queste strategie permettono di bilanciare flessibilità e rendimento, evitando concentrazioni eccessive su una sola scadenza.
Gestione interna vs consulente indipendente
Alcune holding preferiscono occuparsi direttamente della tesoreria, soprattutto se hanno già al loro interno competenze finanziarie.
Altre, invece, scelgono di delegare la gestione a un consulente finanziario indipendente, che:
- non ha conflitti di interesse con banche o intermediari;
- può costruire soluzioni su misura;
- aiuta a ottimizzare anche la fiscalità delle scelte.
La decisione dipende dalla complessità della holding, dalle risorse disponibili e dal livello di competenze interne.
Portafogli modello personalizzati
Per holding con patrimoni significativi, può essere utile adottare veri e propri portafogli modello, costruiti su misura per le esigenze della società.
Questi portafogli hanno l’obiettivo di:
- bilanciare in modo ottimale sicurezza, liquidità e rendimento;
- adattarsi all’orizzonte temporale delle diverse componenti della cassa (operativa, tattica, strategica);
- garantire coerenza e disciplina nella gestione, evitando decisioni improvvisate o troppo conservative.
Un approccio strutturato come questo consente alla holding di trasformare la liquidità da semplice “giacenza” a strumento attivo di governo finanziario.
Errori comuni da evitare
Anche quando la strategia è ben definita, nella gestione della liquidità di una holding è facile commettere errori che riducono l’efficacia delle scelte. Ecco i tre più frequenti:
Tenere troppa cassa ferma
La disponibilità immediata può sembrare rassicurante, ma lasciare ingenti somme inattive su un conto corrente comporta due rischi:
- inflazione, che erode il potere d’acquisto del capitale;
- costo opportunità, cioè il rendimento perso rispetto a soluzioni sicure e programmabili.
Una holding che accumula liquidità senza pianificazione finisce quindi per ridurne il valore reale nel tempo.
Esporsi a strumenti troppo rischiosi
All’estremo opposto, anche inseguire rendimenti elevati può diventare un errore.
Allocare la liquidità in strumenti troppo volatili o illiquidi (azioni speculative, derivati complessi, prodotti opachi) espone la holding a perdite potenzialmente rilevanti e riduce la capacità di intervenire quando servono fondi.
La priorità deve restare la stabilità patrimoniale, non il trading aggressivo.
Ignorare l’impatto fiscale
Un investimento può sembrare conveniente sul piano finanziario, ma risultare inefficiente una volta considerata la tassazione.
- Interessi da obbligazioni e conti deposito sono soggetti a ritenute.
- Dividendi e plusvalenze hanno regimi fiscali diversi a seconda della natura della holding e del tipo di partecipazioni.
- Anche la modalità di contabilizzazione in bilancio può cambiare l’effettivo beneficio.
Trascurare questi aspetti può ridurre o annullare il vantaggio ottenuto dall’investimento.
Conclusione
La liquidità in una holding non deve essere vista come una semplice riserva passiva, ma come una vera e propria leva strategica.
Gestirla in modo consapevole significa preservare il valore del patrimonio, garantire flessibilità al gruppo e creare le condizioni per cogliere opportunità future senza esporsi a rischi inutili.
Per raggiungere questo equilibrio servono competenze, metodo e una visione indipendente. Un approccio professionale consente di evitare gli errori più comuni — liquidità ferma, eccesso di rischio, inefficienze fiscali — e di trasformare la tesoreria in uno strumento di crescita e stabilità.
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